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A proposito di...
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8 febbraio 2021

automobili arcobaleno

La Jaguar è di sinistra, la Bentley di destra.
La Fiat 500 se blu è di destra, se rossa è di sinistra.
Negli anni settanta alle auto si dava colore politico. 
Poi non più. 
E in un attimo si arrivò al giro di boa del nuovo secolo.
L’autorevole Telegraph agli inizi degli anni 2000 fece un servizio sulle auto più desiderate dai…gay
Ne venne fuori che la Peugeot 206 cc e la Mercedes SLK erano in cima ai desideri assieme alla Smart, alla Mini e alla Volkswagen NewBeetle.
Il servizio colpì e parlando con alcuni manager di allora di diverse Case automobilistiche, tutti si dicevano stupiti come i gay fossero rimasti i sostenitori delle vetture scoperte e che però avendo messo in cima ai loro desideri le coupé trasformabili in cabriolet con tetto in metallo, oltre all’estetica erano attratti dalla funzionalità. Dalle loro bocche non usciva null'altro, ma i loro occhi, brillando, dicevano invece che stavano già pensando a come “pescare” questo importante bacino di consumatori.
Colpito dal fenomeno, commissionai un servizio sul tema a un bravissimo inviato, Lino Rocca. Un giornalista di altri tempi, uno che all’inizio brontolava senza misura e fine ma, poi, si appassionava e tirava fuori delle gran belle storie e verità.
Ne vennero fuori di ogni ma, soprattutto, la conferma che l’automobile era l’oggetto davvero più trasversale che fosse mai stato realizzato, tanto che ognuno poteva trovare quello che cercava in qualsiasi auto. 
La Ferrari ad esempio era vista sia di destra che di sinistra, era l’oggetto dei desideri di…tutti. Ma lo stesso emergeva anche per auto più popolari come l’appena rinata Mini e pure la NewBeetle per non parlare della riedizione dell’auto di Al Capone, la PT Cruiser di Chrysler
Emergeva, dunque, prepotente la superficialità e l’inutilità di caratterizzare ogni nuovo modello come destinato all’una o all’altra categoria di persone, ma per gli uomini del marketing pareva rimanere di fondamentale importanza continuare a indirizzare a priori. Emblematico il caso di Mercedes con la Classe A, nata totalmente al femminile, poi con la variante a tre porte venne deciso di darle una connotazione più maschile. Così fu lanciata come coupé addirittura usando l’articolo “il”. Come se fosse sufficiente mettere un articolo maschile davanti al nome per cambiare la sostanza delle cose!
Da allora tanta acqua è caduta dal cielo ma il fatto che una Casa automobilistica come Seat in questi giorni, all’alba degli anni ’20 del duemila, arrivi a vestire il suo logo con l’arcobaleno per strizzare l’occhio ad un determinato gruppo di persone, deve far riflettere: perché se è solo per opportunismo o se per concrete problematiche, in tutti e due i casi non c’è da compiacersi, in quanto significa essere tornati indietro, ragionare ancora con la testa divisa in categorie preconcette e stereotipate prive di alcun significato anzi offensive e limitatrici della stupenda ed infinita varietà ed intelligenza umana.

 

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