Mercato auto aprile 2022
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3 maggio 2022

crisi dell'auto: vendite giù del 32,98%

L’appena concluso mese di aprile ha visto un ulteriore tonfo delle immatricolazione di nuove vetture.
 
Per l’esattezza le immatricolazioni sono state 97.339 con un calo del 32,98% su aprile 2021 e del 44,4% sull’ultimo mese di aprile ante-pandemia, cioè su aprile 2019.
 
Nel primo quadrimestre 2022 le immatricolazioni sono state 435.647 con una caduta del 26,5% sul primo quadrimestre 2021 e del 38,9% sullo stesso periodo del 2019.
 
Proiettando il risultato dei primi quattro mesi del 2022 sull’intero anno si ottiene una previsione di 1.117.044 unità, un livello da anni sessanta.
 

Le cause che hanno portato a questa disastrosa situazione in gran parte erano già vive nel 2020 e nel 2021. Ci riferiamo in particolare alla pandemia, al crollo del Pil nel 2020, al recupero soltanto parziale nel 2021 e alla crisi dei microchip affacciatasi nel 2020 e diventata cronica nel 2021. Ma anche alla transizione mal gestita dai motori termici all’elettrificazione. Oltre ai maledetti incentivi che mandano in altalena le vendite e creano caos in un mondo già in confusione. Il Primo Ministro Draghi dovrebbe mettere la parola fine agli aiuti. 
 
Nel 2022 sono però apparsi ulteriori importanti fattori di freno e cioè il riaffacciarsi dell’inflazione, la minaccia di una nuova stagflazione come quella che il mondo conobbe negli anni ’70  e la guerra in Ucraina, che, per inciso, condiziona anche la fornitura di componenti importanti per la produzione delle automobili. Dai tessuti interni ai cablaggi per non parlare delle materie prime, con la conseguenza che per tutto il 2022 rimarrà una carenza cronica di prodotto nelle concessionarie e il nostro governo non ne tiene conti e da incentivi!
 
Ora poi sembra affacciarci anche il lockdown in Cina che potrebbe ritardare il ritorno alla normalità per la produzione di microchip nella seconda metà di quest’anno ma qui c’è anche chi sostiene che sia operato ad arte per coprire un rallentamento interno della richiesta: la Cina potrebbe non tirare più come prima e per coprire questo rallentamento il lockdown verrebbe sfruttato ad arte per coprire agli occhi degli occidentali il rallentamento.
 
La situazione del settore dell’auto, che con il suo indotto rappresenta il 12% del prodotto interno lordo italiano, è quindi grave ma non essendo la sola non viene ancora ben colta in tutta la sua pericolosità.
 
Con grande ritardo sull’annuncio, il 6 aprile il Governo ha adottato altri incentivi promessi con un DPCM, ma ad oggi non sono ancora operativi e molto probabilmente bisognerà aspettare ancora almeno fino a metà mese. Ma c’è da dire che molti costruttori continuano a non avere prodotto quindi il senso di questi incentivi è davvero assurdo. Tanto che alcuni analisti sostengono che con gli incentivi si sbloccherà una domanda di 200 mila veicoli che sono una vera inezia perché potrebbero portare a 1.317.000 immatricolazioni annuali, un livello che mette seriamente in dubbio la tenuta del sistema di distribuzione dell’auto ed a rischio è, in particolare, la tenuta del sistema dei concessionari che, a differenza delle Case automobilistiche (hanno tra l’altro tanto portafogli inevaso, quindi gli incentivi sono davvero soldi buttati), non hanno altri mercati su cui trovare compensazioni e che hanno già visto ridursi il numero delle loro aziende a 1.220, mentre nel 2007, cioè alla vigilia della crisi dei mutui subprime, erano 2.785. E attenzione che tra l’altro i concessionari sono per la maggior parte disdettati per il cambio di contratto. E qui il Governo non dice nulla. Occhio a comprare con tempi di attesa lunghi.
 
Insomma, l'automobile è sempre più ferma a un bivio pericolosissimo per tutti gli attori coinvolti: sia venditori, sia consumatori ma anche costruttori, sebbene questi ultimi grazie alla finanza continuano a registrare alti valori in borsa, fin quando non si scoprirà il coperchio al vaso di pandora. 

 

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