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20 novembre 2021

conti da regolare: adesso tocca a noi!

Per anni l’industria automobilistica europea ha guadagnato e tanto in Cina. Ora si profila che l’industria automobilistica cinese ottenga altrettanto e forse anche di più dall’Europa.
 
Perché nel Vecchio Continente stanno arrivando sempre più costruttori automobilistici cinesi con prodotti di qualità e prezzo invitante che potrebbero sparigliare le carte.
 
Per adesso i numeri delle vendite sono ancora bassi ma potrebbero crescere e in modo esponenziale in pochissimo tempo.
 
Il cambio di passo dell’industria automobilistica cinese si deve all’industria automobilistica tedesca, e a Volkswagen in particolare.
 
Sul finire degli anni novanta l’industria automobilistica cinese era impegnata nel fare accordi con l’industria europea, per produrre là con tecnologia di qua.
 
Ciò era di grande interesse per gli europei perché si prospettava l’ingresso dalla porta principale nel più grande mercato del mondo.
 
All’epoca la missione degli europei era chiara: cercare partner con cui produrre modelli da vendere in quel grande mercato dal potenziale infinito che si traduceva anche in guadagni con numeri inimmaginabili nella storia fino ad allora vissuta sia nel Vecchio e sia nel Nuovo Continente.
 
Ricordiamo che negli USA e nella UE allargata si vendevano su una media di dieci anni circa 15 milioni di veicoli ogni anno; ma già nel 2010 la Cina era mercato leader con più di 18 milioni di veicoli venduti in 12 mesi! Quindi pensate a cosa significasse tutto ciò: un 40% circa in più come numeri e come utili per chi partecipava a questo…”banchetto”.
 
L’industria che più ha beneficiato è stata quella tedesca, in primis Volkswagen che proprio grazie alle vendite in Cina ha avuto utili incredibili che poi sono stati riversati prima a supporto di un rallentamento del mercato UE e dopo del costosissimo Dieselgate che avrebbe affossato chiunque ma non un Gruppo che in dieci anni grazie alla Cina era riuscito a riempire le sue casse all’inverosimile, ubriacando letteralmente tutti i suoi manager. Giusto per non dimenticare nel 2010 gli utili di Volkswagen erano di 7,2 miliardi di euro ma l’anno dopo erano cresciuti a 15,8 miliardi di euro! E in quell’anno VW spese 7 mld per comprare la Man.
 
Tornando al primo decennio del duemila, le industrie cinesi avevano ancora pochi prodotti propri e quei pochi erano copie: vi ricordate il caso della Panda-Peri di Great Wall? Poi però, imparata la lezione, hanno iniziato a proporre dei prodotti più evoluti ma con risultati ancora non del tutto convincenti. Tra l’altro se si chiedeva quando sarebbero stati venduti in altri mercati la risposta era sempre la stessa: “Quando avremmo soddisfatto il mercato interno” che voleva dire tra molti, molti anni. E ciò tranquillizzava i partner europei che continuavano a riempirsi la pancia perdendo lucidità.
 
I cinesi stavano però apprendendo tutti i trucchi per fare buone auto per essere così pronti ad una battaglia ad armi pari. Per un confronto senza alcun complesso di inferiorità con qualsiasi industria automobilistica non solo nel loro mercato.
 
Oggi che in Europa i cinesi sono arrivati, le aziende europee sono in crisi ma soprattutto sono sotto scacco. Non hanno prodotto nelle concessionarie, non hanno prodotti competitivi come prezzi perché continuano ad aumentarli, e in più c’è a loro sfavore la decisione di abbandonare la meccanica per l’elettrificazione, altro asso della Cina.
 
Oggi a studiare i prodotti come quelli del Gruppo SIAC (settimo produttore mondiale di vetture e costruttore di tantissime Volkswagen da decenni) con il marchio MG che è sbarcato in Europa c’è da dire che tanto hanno imparato e come costruzione sono davvero a livello dei migliori. Ma con un prezzo pazzesco: un crossover come la MG ZS con motore 1.5 benzina viene offerta a meno di 14 mila euro; quasi la metà della Volkswagen T-Roc che non ha nulla di più per chi bada alla sostanza, e attenzione che non significa essere di bocca buona. Anzi.
 
La verniciatura, l’assemblaggio di questa cinese firmata dallo storico brand inglese acquisito dal Gruppo Siac negli anni duemila è…tanta roba. Da made in Germany. 
 
Il deposito della vernice sulle lamiere è impeccabile. La distanza tra la scocca e le parti mobili (portiere, cofani…) è preciso quanto quella dei migliori prodotti tedeschi sull’esemplare analizzato e ciò si traduce in un abitacolo più silenzioso. A toglierle il marchietto e a metterlo quello di una VW a guardare la qualità dell'esterno c'è davvero da prendere lucciole per lanterne.
 
Lo spessore dei vetri che tutti stanno riducendo per contenere i costi, su questa vettura made in China è ancora di un certo livello, oltre i 5mm. E anche le superfici vetrate sono generose per una migliore visibilità.
 
Poi ci sono telecamere intelligenti che mirano anche le ruote anteriori così che nei parcheggi non si rischi di strisciare il cerchio contro il marciapiedi e tutti quegli accessori del buon vivere con comandi principali non touch e racchiusi nello schermo per risparmiare pure sui tasti fisici di comando come su molte europee ammiccanti al primo sguardo ma irritanti nell’uso quotidiano.
 
Ma c’è anche di più: alla guida le differenze tra auto made in China e made in Germany non sono siderali come qualcuno potrebbe immaginarsi. La MG ZS ha un buon cambio, una valida frizione poco affaticante (c’è anche con cambio automatico), un motore fluido e una tenuta di strada di buon livello, complici pneumatici Michelin
 
Insomma la domanda perché non comprarla non trova risposta. E se poi si considera che ha 7 anni di garanzia, che sul mercato a quel prezzo  ormai è rimasto gran poco e che è pure in pronta consegna mentre molte rivali hanno tempi di consegna biblici… non ci si può che aspettare che dia ai cinesi in Europa quello che gli europei, o meglio i tedeschi, hanno ricevuto dalla Cina per vent’anni.

 

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