Da 12 mesi ogni mese per almeno 10 giorni usiamo auto elettriche per vedere come vanno ma anche come funziona il tutto. L’altro giorno siamo andati a Bologna da Milano e due cariche abbiamo dovuto fare, perdendo alla fine oltre 60 minuti. Il motivo è semplice, si parte carichi ma alla seconda carica si usa solo fino all’80% della carica per non stare fermi troppo tempo perché il restante 20% richiede molto più tempo. Quindi se un’auto ha 350 km di autonomia, nei viaggi lunghi non è conveniente tornare a fare il pieno. Ma soprattutto perché sono poche e anche quelle poche non sempre erogano ad alta potenza.
Ma il fatto più incredibile è quello che ci è successo domenica. Si deve fare una ricarica Ionity nel recente distributore d’energia di Affi: una colonnina non funziona, la tessera BeCharge non viene riconosciuta; si prova con app che non funziona; si riprova con carta di credito ma il risultato non cambia. Alla fine si desiste e si va a Bardolino Monte Felice dove c’è un parco che dal sole riceva energia e due colonnine Becharge come indica il navigatore della nostra auto elettrica. Il risultato? Niente, non funzionano. Si guarda sul navigatore e sempre a Bardolino vengono indicate altre due prese: una di un albergo, quindi con accesso non consentito a tutti, l’altra non si è trovata. Attenzione che ci siamo dimenticati, prima di lasciare Affi era indicata un’altra stazione ma era dentro una concessionaria chiusa di domenica e un’altra sotto il centro commerciale a bassa potenza utilizzabile con un operatore minoritario. Alla fine si sono perse 2 ore e si sono percorsi più di 30 km alla ricerca della colonnina…perduta. L’episodio che abbiamo vissuto è grave e dimostra come ancora oggi si debba viaggiare con tantissimi contratti di più operatori, che il sistema non riesce ad andare a regime e che tra le parole e gli annunci la situazione reale è tutt’altra. In più c’è anche da raccontare che quando abbiamo chiamato il servizio Ionity hanno risposto da Malaga e nulla potevano e hanno fatto, dopo venti minuti di telefonata. In più si aggiunge che tutti questi ricevono fondi dall’Europa e questo da ancora più fastidio. Male funziona anche il navigatore della nostra auto elettrica, una nuovissima Hyundai Kona perché indica colonnine che o non ci sono o sono ad accesso limitato. Alla fine siamo ricorsi a un vicino di casa che ha un sistema fotovoltaico e solare di discrete dimensioni che ci ha fornito in 4 ore 20 kWh per consentirci di raggiungere l’autostrada e FreetoX, unico sistema oggi effettivamente valido. Infine nota curiosa ma che ci fa molto piacere e conferma che di auto e mobilità Overmobility è sempre sul pezzo: il vicino cinque anni fa aveva comprato un Tesla Model S e ne decantava lodi sperticate. Oggi ha preso una BMW elettrica e della Tesla ne parla malissimo: ci ha raccontato che era costruita male, aveva un fischio sul finestrino che mai è riuscito a togliere, che ha dovuto aspettare dei ricambi per molto tempo e che li ha pagati tantissimo…che era alla fine piena di scricchiolii, che sulle brevi distanze consumava sempre più di 22 kWh e solo d’estate nei lunghi viaggi andando tranquillo vedeva i 18/19 kWh… insomma sembra di sentirci parlare quando l’aveva acquistata e gli dicevamo che non capivamo come potesse vedere oro quello che era ottone. Quindi attenzione: come continuiamo a ripetere, l’auto elettrica ancora tanta strada ha da fare per essere una vera alternativa all’auto termica. E ultima nota, quando ci siamo fermati a ricaricare a FreetoX sono arrivati due signori su una VW ID4, felicissimi. Scesi dall’auto il guidatore dice all’amico: “Vedi, è facilissimo e comodissimo, attacchiamo la spina, l’auto si collega e ci dice quanto tempo ci vuole per il pieno. Guarda, in 50 minuti siamo full!”. Sono andati dentro all’Autogrll per 50 minuti. Contenti loro…