Traffico india
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26 ottobre 2021

mobilità elettrica: in India si parte dalle due ruote

Chi è stato nel grande Paese lo sa: il traffico è anche là insostenibile.
 
Per questo sempre più consumatori e politici indiani spingono per avere mezzi che delocalizzino le emissioni, in parole semplici “mobilità elettrica”.
 
I produttori si vedono quindi messi nell’angolo e l’unica via d’uscita è accontentare le richieste. E c’è chi sembra più svelto, come la Ola Electric, una società nata nel 2017, che vorrebbe produrre 10 milioni di veicoli elettrici a due ruote ogni anno! Così da placare la sete della mobilità elettrica di molti indiani.
 
Ola Electric per questa sua nuova “attività” ha in previsione di costruire un moderno impianto produttivo che richiede un investimento di circa 300 milioni di dollari.
 
Per molti sentire che l’India svolta verso l’elettrificazione non è certo una novità, perché già nel 2017, il ministro dei trasporti indiano Nitin Gadkari arrivò a dire che nel 2030 voleva vedere sulle strade solo mezzi elettrici; ma questa volta sembra che non siano solo desiderate di un politico sognatore e anche non molto preparato.
 
In India i piani sono cambiati e puntano a un più realistico  30% di mezzi privati elettrici sulle strade entro il 2030 e  un 70% di veicoli commerciali suddiviso in 40% autobus e 80% veicoli a due e tre ruote. Missione questa abbastanza possibile se si considerano i piani di Ola Electric ma anche la più importante realtà Hero Motor che vide la luce nel 1984 grazie ad Honda e che ha sicura capacità tecnica e industriale.
 
La svolta elettrica sui mezzi a due ruote da parte dell’India è quindi concreta; rimangono invece interrogativi per le quattro ruote.
 
Di auto elettriche in India oggi se ne vendono ancora meno del 4% e questo perché perché manca l’offerta.
 
Ma perché manca?
 
Per il solito problemino: le auto elettriche costano e tanto.
Tanto che il più grande produttore di automobili indiano, Maruti, è convinto che i tempi non siano ancora maturi. Solo quando le batterie costeranno meno allora si potrà pensare a un ingresso in campo serio. Si ricorda a tal proposito che il prezzo medio di un'auto in India è di circa 700.000 rupie; l'auto elettrica più economica parte da 1,2 milioni di rupie.
 
Tata però la pensa diversamente sull’auto elettrica e sta investendo parecchio ma attenzione che su Tata bisogna prestare molta attenzione perché come storia nsegna è brava negli annunci meno a tenerne fede. Vi ricordate l’auto per tutti da 2 mila dollari? Una grandiosa bufala.
 
Chi pensa che l’auto elettrica per l’India possa arrivare dalla Cina non tiene conto dell’atavica antipatia. Problema che ha toccato con mano anche Musk che voleva entrare in questo potenzialmente ricco mercato ma è stato respinto: o Tesla produce in India o quella che viene prodotta in Cina là deve rimanere è quello che si sente dire negli ambienti indiani che contano.
 
Per quanto riguarda gli altri stranieri attratti dal mercato indiano la più accreditata è Stellantis mentre Ford ha mollato il colpo.
 
La mobilità elettrica su quattro ruote per l’India comunque non troverà una strada in discesa anche perché mancano le infrastrutture e al di fuori delle grandi metropoli - Delhi, Mumbai, Kolkata - che costituiscono solo un quinto del mercato la situazione non è certo confortante. Ma va anche ricordato che l’India ha tanto nucleare e quindi una accelerazione vigorosa non è da escludere a priori. Si dice che i prossimi tre anni saranno fondamentali.
 
La morale di tutto ciò è che in India c’è molto fermento sulla mobilità elettrica come in Ue e in Usa ma l’approccio meno radicale dovuto a una realtà diversa potrebbe favorirli non poco perché al posto di partire dal grande (le quattro ruote) partono dal piccolo (le due ruote). Si fanno esperienza e poi...chi vivrà vedrà quali erano le scelte giuste.

 

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