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2 novembre 2022

sostenibilità: dall'auto alla casa ragioniamoci sopra

Oggi sempre più parlano di sostenibilità, di riduzione delle emissioni...
Tutti mostrano grafici, numeri e progetti mirabolanti.
Cerchiamo di girare il foglio sempre con il fine di avere un mondo migliore ragionando su due oggetti concreti che sono più vicini di quello che si pensi e sui cui numeri vi sono solo certezze.

L'automobile e la casa, da più di un secolo hanno un ruolo molto importante nella vita di tutti noi. 

Per decenni la rilevanza per l’automobile e la casa sono state sostanzialmente economiche, in tempi più recenti l’aspetto legato alla sostenibilità è cresciuto in mondo esponenziale. Anche perché i miglioramenti continui legati all’efficienza permettono oltre che impatti minori per l’ambiente e le persone anche risparmi consistenti da un punto di vista economico.
 
Scorrendo i dati di Climate Watch e del World Resources Institute, si evince che le emissioni correlate all’energia sono la fetta più cospicua, il 73% del totale. Gli usi energetici negli edifici rappresentano il 17,5% del totale, per l’industria il 24,2% e per i trasporti il 16,2%.
 
Il ruolo dell’efficientamento energetico è strategico come si sa da anni nel settore automotive, considerando che c’è stato in trent’anni un risparmio del 50% netto. Giusto per avere due numeri veri su cui prendere coscienza di questa affermazione, si ricorda che nel 1988 una Fiat Uno turbodiesel con un litro di gasolio percorreva 12,5 chilometri, un modello attualmente in vendita e perfettamente comparabile come la Citroen C3 turbodiesel 75 cavalli con motore e potenza simile, di chilometri con un litro di carburante ne percorre più del doppio, superando i 25 chilometri; lo stesso è avvenuto anche nel segmento superiore, confrontando la Mercedes 190E con la sua erede la Classe C si è passati da 11 chilometri con un litro a ben 22! Praticamente si sono più che dimezzate le richieste di energia per spostarsi tra l’altro benefici rilevanti sia sulla C02 sia sulle emissioni di PM 2.5 e Nox.
 
L’efficientamento energetico su base multitecnologica pertanto riveste un ruolo chiave non solo perché riduce i consumi a beneficio dei costi ma anche perché permette un impatto molto più basso e salutare per l’ambiente e per l’uomo senza dover scommettere su cambiamenti copernicani sui cui risultati si aprono così tante variabili che il rischio di perdere il filo della matassa da sbrogliare diventa potenziale certezza.

Lo scorso anno, ad esempio, i cittadini svizzeri erano stati chiamati al voto per una legge che prometteva forti riduzioni di emissioni di Co2 ma con così tante zone grigie che alla fine è stata rigettata dai più. Molti dei sostenitori di quella legge erano a favore dell’idroelettrico quando in Svizzera era già stato tutto sfruttato; hanno denunciato impronte di Co2 procapite con valori doppi rispetto a quelli di altri cittadini del mondo (più di 10 ton contro 6 perché consideravano anche quelle emesse dai prodotti importati; quando Cina e Usa emettono rispettivamente 9.838.754.028,00 e 5.269.529.513,00 mentre la Sizzera era ed è attorno allo 0,2%) facendo quindi apparire chiaramente che è un ago in un pagliaio. Alla fine per molti è parso chiaro che quelli che aspiravano a grandi rivoluzioni puntavano più a ricevere sussidi attraverso fondi ad hoc sotto l’ombrello del proteggiamo il pianeta che altro. Anche le grandi aziende sostenevano quella legge perché permetteva loro accesso al mercato di scambio di quote di emissioni dell'Unione europea ma anche finanziamenti di vario tipo  andando tra l’altro a discapito delle piccole e medie imprese che avrebbero dovuto pagare costi aggiuntivi. Quindi attenzione alla voce sostenibilità, perché dietro ci sono davvero troppi interessi e troppi numeri con zone d’ombra che fanno molto comodo.

Ancora oggi ad esempio troppi parlano di sostenibilità ma gran pochi scindono e soprattutto pesano le emissioni nocive per l’ambiente e per l’uomo con valori e dati pazzi quanto quelli che escono dalla ruota del lotto così che si possa sostenere tutto e il contrario di tutto. Per questo avere dei dati oggettivi su cui ragionare è fondamentale come quelli appunto delle auto che tutti hanno avuto la possibilità di toccare con mano. Si ripete: se negli anni ottanta per muovervi mi servivo di una Fiat Uno con cui percorrevo 12 chilometri con un litro e oggi con una Citroen C3 ne percorro 25 significa concretamente che emetto la metà. Un risultato che gran pochi hanno ottenuto e soprattutto possono dimostrare così concretamente. Da dieci anni abbiamo ad esempio auto elettriche: quanta energia hanno risparmiato con l’evoluzione del prodotto in un lasso di tempo tanto lungo? E quanto le batterie si sono efficientate? 
 
Nell’automobile in questi ultimi vent’anni, da quando è stata introdotta l’alta pressione nei motori con l’iniezione diretta sia per i benzina sia per i diesel, grazie a Bosch si sono raggiunti miglioramenti davvero incredibili; nell’edilizia invece non si è arrivati a tanto, ma ora è il settore che concretamente ha moltissimo da esprimere soprattutto se l’approccio sarà quello multi-tecnologico. Si consideri, che si può arrivare a un -60%!
 
Il Gruppo Bosch è da anni impegnato nel raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica anche nel settore dei sistemi di riscaldamento. Oltre un terzo delle emissioni di CO2 nell’ambiente deriva dagli edifici. Per questo, a partire dal 2018, Bosch ha investito oltre 400 milioni di euro nelle pompe di calore e sono pianificati investimenti di ulteriori 300 milioni di euro, con l’obiettivo di rispondere puntualmente alle esigenze dei singoli mercati.
 
Il percorso verso la sostenibilità ambientale non è dettato unicamente dai processi di elettrificazione ma anche dall’utilizzo di gas verdi, come l’idrogeno. Già oggi, le caldaie Bosch possono funzionare nella massima sicurezza con una miscela di gas che contiene fino al 20% di idrogeno. Questo significa che sostituire una vecchia caldaia con una nuova a condensazione non solo farebbe vedere i propri consumi di gas metano ridursi fino al 30%, ma si sarebbe già pronti ad accogliere miscele di gas idrogeno fino al 20% quando questo sarà reso disponibile anche nella rete di distribuzione italiana (il 70% della rete di trasporto italiana è H2-ready).
 
Proprio credendo nello sviluppo di questo nuovo vettore energetico pulito, Bosch ha già avviato sperimentazioni sul campo sia in Inghilterra sia in Olanda di caldaie alimentate al 100% da idrogeno e prevede di renderle disponibili per la produzione in serie a partire dal 2025. In questo percorso verso la sostenibilità, ricopre un ruolo fondamentale anche la digitalizzazione: per questo, Bosch ha sviluppato nuovi sistemi di gestione intelligente delle diverse fonti energetiche impiegate negli edifici per assicurare il comfort domestico, capaci di offrire opportunità di risparmio energetico fino al 60%. Tutto questo rientra nella mission di Bosch Termotecnica Make. Home. Comfort. Green. ovvero sviluppare e produrre prodotti e servizi per ogni esigenza di comfort domestico nel rispetto dell’ambiente, migliorando la qualità della vita delle persone in modo intelligente ed ecologico.
 
Per raggiungere la neutralità climatica, come previsto dal Green Deal Europeo, è necessario non solo ridurre le emissioni inquinanti in atmosfera, ma anche incrementare l’utilizzo delle fonti rinnovabili. In Italia, gli edifici residenziali rappresentano una quota importante del consumo energetico totale: impiegano più del 25% dell’energia primaria e sono responsabili di circa il 20% delle emissioni di CO2 in atmosfera, oltre ad essere il principale utilizzatore di gas con circa 30 miliardi di metri cubi (il 40% del totale del gas utilizzato dal nostro Paese). All’interno degli edifici, oltre il 60% dell’energia consumata deriva dal riscaldamento, principalmente a gas. La rete di trasporto e distribuzione del gas naturale collega oltre 21 milioni di utenze domestiche. Inoltre, circa 7 milioni di utenze utilizzano il GPL. Il parco edilizio residenziale in Italia è prevalentemente datato e poco efficiente; solo il 5% degli edifici, infatti, appartiene alla classe energetica A. Per quanto riguarda il riscaldamento, l’87% degli impianti è alimentato a gas, il 9% con elettricità, poco meno del 2% con gasolio e la restante parte con biomassa o teleriscaldamento. Buona parte degli impianti di riscaldamento sono inefficienti e con elevate emissioni di CO2 in atmosfera: circa 13 milioni di apparecchi a gas sono caldaie convenzionali, molto più inefficienti e inquinanti delle più moderne caldaie a condensazione. Sono inoltre presenti circa 400 mila caldaie a gasolio. Le più moderne ed efficienti caldaie a condensazione sono oltre 5 milioni, mentre le tecnologie in pompa di calore elettrica sono circa 1,6 milioni.
 
Le emissioni in atmosfera possono essere stimate in circa 44 milioni di tonnellate di CO2. Per raggiungere gli ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione fissati dall'UE, entro il 2050, sarà necessaria una combinazione vincente di misure e di tecnologie. Per questo, Bosch Termotecnica e la Fondazione Eni Enrico Mattei hanno realizzato uno studio che presenta un'analisi di possibili scenari che mettono a confronto la penetrazione di diverse tecnologie di riscaldamento degli edifici residenziali. All’interno dello studio è stata simulata l’evoluzione del parco impiantistico immaginando che la spinta verso l’elettrificazione del riscaldamento sia la massima possibile. Inoltre, sono stati considerati:

  • una capacità produttiva illimitata;
  • che tutti gli installatori esistenti siano in grado di installare pompe di calore;
  • solo i vincoli presenti e futuri relativi alle infrastrutture elettriche e al tasso di ristrutturazione degli edifici.
Con questo scenario, al 2050 non si riuscirebbe ad “elettrificare” tutti gli impianti di riscaldamento e circa il 25% del totale degli impianti esistenti rimarrebbe alimentato a combustibile fossile.
 
Gli obiettivi di decarbonizzazione del parco residenziale al 2050 non verrebbero dunque raggiunti.
 
Al contrario, se tutto il gas naturale di origine fossile che alimenta le caldaie venisse progressivamente sostituito con “gas rinnovabile”, come per esempio l’idrogeno verde oppure il biometano, gli obiettivi verrebbero raggiunti.
 
Se le road-map ipotizzate nelle strategie e nei piani nazionali di crescita di biometano e disponibilità di idrogeno verde per il comparto residenziale venissero rispettate, si potrebbe raggiungere l’obiettivo di decarbonizzazione addirittura prima del 2050.
 
Quello che emerge con chiarezza è che per raggiungere la decarbonizzazione non è sufficiente puntare solo su una tecnologia (pompa di calore) e su un unico vettore energetico (elettricità verde), ma serve un approccio multi-tecnologico. In particolare, per un paese come l’Italia, in cui è già esistente un’infrastruttura capillare che può già oggi distribuire biometano e in parte idrogeno, il potenziale contributo alla decarbonizzazione dei gas rinnovabili è molto alto (e raggiungibile con ridotti investimenti in infrastrutture).

L’approccio multi-tecnologico è fondamentale anche per gli impianti esistenti che, in molti casi, possono accettare l’applicazione di soluzioni in pompa di calore solo attraverso una profonda revisione dei terminali (radiatori) e dello spazio tecnico necessario per gli apparecchi. Le pompe di calore si sposano benissimo su impianti a bassa temperatura (sistemi radianti a soffitto o pavimento), in edifici che abbiano spazio tecnico di installazione sufficiente per alloggiare le macchine. È necessario considerare però che questa scelta in edifici esistenti comporta alcune conseguenze che devono essere valutate attentamente. L’investimento iniziale per le pompe di calore è piuttosto elevato sia per l’acquisto delle macchine sia per la necessità di adeguare gli impianti. In aggiunta il consumatore finale deve cambiare le sue abitudini di utilizzo del riscaldamento e dell’acqua calda sanitaria. Per garantire il comfort a cui la famiglia è abituata, infatti, le pompe di calore o i sistemi ibridi devono funzionare in modo costante, evitando sbalzi di temperatura in ambiente. Gli impianti collegati alle pompe di calore non possono essere gestiti come la caldaia (o il condizionatore), ma devono prevedere lunghi tempi di attivazione durante il giorno. Poiché il tempo di messa in temperatura è piuttosto lungo, va anche considerato che la quantità disponibile di acqua calda sanitaria non è infinita (come per le caldaie combinate) ma limitata al volume stoccato e i tempi di ricarica sono abbastanza lunghi. Le caldaie a condensazione sono più versatili e compatte e hanno campi di lavoro più ampi con efficienze sostanzialmente stabili ad ogni condizione. Il consumatore avrà quindi una esperienza d’uso del tutto simile al prodotto precedente, non occupando spazio aggiuntivo, limitando i costi di investimento iniziale e ottenendo risparmi energetici e riduzione delle emissioni inquinanti. Il parco installato delle caldaie è ancora per larga parte di tipo convenzionale: la sostituzione con una caldaia a condensazione comporta, quindi, una riduzione dei consumi e delle emissioni inquinanti. Per realizzare una soluzione sostenibile è dunque necessario pensare a differenti fattori: la riduzione di emissione di inquinanti, lo spazio necessario per l’installazione delle nuove tecnologie, l’investimento economico iniziale, i tempi di ritorno dell’investimento e il comfort per le famiglie. Inoltre, è fondamentale avere una chiara idea delle differenti opzioni disponibili in considerazione dell’utenza da soddisfare, come sulle automobili dove il meglio è solo su misura.
 
In Italia ad esempio, il 90% delle abitazione è costruito prima del 2000 con valori di efficienza molto ridotti se non nulli. Le caldaie obsolete sono circa 13 milioni e rispetto a molti Paesi dove già le hanno sostituite con quelle a condensazione o a pompa di calore i margini di miglioramento sono molto elevati. Per benefici concreti sia da un punto di vista economico sia ambientale, come ricorda sempre Marco Boselli, Country manager di Bosch termotecnica, l’approccio multitecnologico è indispensabile perché avendo un parco molto diversificato la scelta tra caldaie a condensazione o pompe di calore va fatto pesando per bene tutti i pro e i contro.
 
Insomma, è come l’automobile: dipende dall’uso e dalle necessità che se ne fanno per non trovarsi come sta capitando a tanti che hanno scelto una plug in per spostamenti autostradali e solo dopo si accorgono che con la loro precedente auto a gasolio non solo consumavano un 40% in meno ma anche emettevano il 50% in meno di emissioni di Co2! O come alcuni automobilisti che usano grandi auto elettriche pensando di non impattare nell’ambiente quando invece l’impronta che lasciano sul pianeta è decisamente più pesante di chi si muove con una compatta auto a benzina o anche a gasolio.
 
Proprio per venire in contro alla necessità di trovare la soluzione ideale, Bosch ha iniziato ad aprire i centri Bosch Clima Service, creando un  servizio dalla divisione Termotecnica di Bosch Italia che, attraverso una rete di professionisti altamente qualificati sul territorio italiano, è in grado di rispondere a ogni esigenza di comfort domestico, accompagnando e consigliando il consumatore: dalla scelta della soluzione più adatta all’assistenza e supporto tecnico. Tutto da un unico solo affidabile interlocutore che grazie all’offerta completa può consigliare la soluzione più idonea senza avere degli interessi di parte sulla soluzione tecnica.
 
A tal fine si ricorda che Bosch non distribuisce utili, non è quotata, non è legata alla più becera finanza dei nostri tempi sempre più dilagante e sempre più individualista: Bosch  è una fondazione e la maggior parte dei suoi introiti li reinveste nella ricerca e da oltre 100 anni Bosch si impegna per offrire soluzioni per la salvaguardia del pianeta e dei suoi abitanti in settori diversi ma tutti accomunati da una visione non certo con fini promo domo sua come nella stragrande maggioranza dei casi si vede oggi, soprattutto poi quando si parla di sostenibilità.


 

 

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