Memorie
A proposito di...
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8 ottobre 2016

di come eravano tra giri e regimi, miti e velocità

Antibes, Metà anni novanta. Io e Paul Frere a cena, sulla terrazza del du Cap Eden Roc.
Io e il mito Paul Frère, mito perché elegante come pochi, perché buon pilota, perché grandissimo giornalista, perché arguto come oggi sono in pochi.
Nella mano sinistra un Saint Louis con dentro un limone affogato in quattro dita di Filliers (belga come lui, ai dettagli bisogna sempre stare attenti), in quella destra una Muratti (di quelle buone che oggi non fanno più), perché ancora si poteva fumare a tavola. Il vecchio Du Pont con lacca cinese scalfita e soprannominato per il suo peso esagerato “lo sfonda tasche”, sul tavolo.
Ogni volta che ci vedevamo io e Frère avevamo sempre tanto da parlare perché lui mi chiedeva quali erano le ultime automobili provate e cosa mi aveva colpito, io cercavo di carpire i segreti della professione anche stando a fianco a lui sul sedile passeggero.
Quella sera un po’ perché ne sono convinto, un po’ perché mi diverto a provocare, conclusi sul tema 911, sua passione, e in particolare sulla serie 993 che passò da 272 a 286 cavalli, con fare quasi annoiato: "…l’ultima è sempre la migliore, caro Paul, perché il maggiolino truccato ha sempre tanto da migliorarsi!”
Mangiammo molto bene, un indimenticabile foie gras accompagnato da un Pinot Nero che mai dimenticherò (se non ricordo male della Borgogna) ma quella frase detta sapevo che non avrebbe aiutato la digestione. Perché Frère come un animale ferito volle saltare il dolce e partire per la strada che servì Annibale, alle spalle della Cote d’Azur, con me e la 993 Varioram, per farmi capire quanto fosse la migliore auto del mondo.
Lunghi rettilinei, curve veloci in appoggio, anche tornanti. Dire le velocità è inutile, dire che si sentiva forte la cintura stringere il petto ma soprattutto il bacino rende meglio l’idea, perché chi guidava era bravo a staccare le ruote dall’asfalto. In poche parole si era spesso in…decollo! Ricordo un terza, quarta e un dosso preso in pieno. I fari verso il nulla del cielo stellato, poi di nuovo il secco contatto con la dura terra, ma soprattutto un tornante secco, improvviso davanti con tre frecce bianche e nere che lo annunciavano… e che vedevo trasferirsi sulla mia fronte come i trasferelli che usavo da piccolo. Mamma che freni che hanno le Porsche, mamma cosa ha combinato il piccolo belga per metterla a bandiera, rallentarla e inserirla di brutto, per accelerare subito e lasciare intonsa oltre che la macchina anche il muretto! Lì imparai l’arte di muovere poco e bene mani e piedi. Paul Frère conosceva quella strada che non amo (percgé se si sbaglia si muore) più delle sue tasche, più della sua amata 911, e per farmi rimangiare quello che avevo detto tirò come fosse indemoniato. Mai avevo visto i suoi occhi a fessura di carlinga così infuocati o a me così sembrava, perché mi vedevo sempre più vicino all’inferno! Un’ora di corse pazze, di urla lancinanti dei poveri sei pistoni perché con il sistema Varioram gli ultimi mille giri erano paragonabili all’erogazione di una turbina e tenerli sempre lì vicini al limitatore era un obbligo. Il sistema Varioram dava sì più coppia ma era in alto che c’era la secca sferzata, come avesse preso una lattina di Red Bull. Quella sera imparai a frenare sempre un po’ più in là che su altre vetture, a portare la frenata fin dentro l’inserimento per dare carico all’anteriore che sulle leggere 911 è il loro tallone d’Achille, ma poi anche a tenere costante la pressione sull’acceleratore perché una volta in appoggio filano, eccome se filano. Da Frère imparai insomma ad andare svelto con le 911 e anche a fidarmi un po’ più di questa automobile che non amo alla follia ma che ogni volta che porto, capisco perché ha tanti che la desiderano, compresa la persona a me più cara che me ne ha fatta prendere una! A una cinquantina di chilometri dall’albergo Paul cambiò passo con quello del perfetto gentiluomo che riaccompagna a casa la sua signora commentando ciò che sa a Lei farà piacere sentire, nel caso nostro non un commento sul vestito di Pucci da acquistare, bensì cosa avrei potuto portare per il prossimo nostro incontro sulle libere autobahn tedesche da mettere contro la 993. La scelta cadde su una Ferrari ma di quell’incontro ne parleremo il prossimo week end e parleremo anche di come si valuta un comando dello sterzo.

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