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30 agosto 2018

Mosca MotorShow 2018: 2 novità e grandi cambiamenti

Chiariamo subito che Mosca non è la Russia.

La capitale ha belle strade, marciapiedi grandi e lindi, girano più rubli e gli edifici per lo più sono curati. C'è attenzione all'aspetto e al modo di vestire. Soprattutto dai cinquant'anni in giù.

Fuori invece c’è ancora tanto…rurale. San Pietroburgo e poche altre città escluse. Quindi attenzione che in Russia ci sono esigenze molto diverse. Ed essendo la Russia molto ma molto grande, ci vogliono più di dieci ore di aereo per percorrerla da est a ovest, è un vero caleidoscopio dove ognuno può vedere quello che più gli fa comodo. Complice un passato che ha partorito generazioni fortissimamente diverse.

Chi poco conosce la Russia o poco la frequenta, a un primo approccio oltre che a perdersi perché tutti i cartelli stradali sono in cirillico, può rimanere addirittura scioccato.

Nel settore automotive i cinesi avanzano mentre i coreani di Hyundai e Kia hanno conquistato importanti posizioni.
Chi domina sono i francesi con il Gruppo Renault che da poco ha preso la maggioranza di Lada.
Nel 2017 Lada ha venduto oltre 300 mila auto, Kia 181 mila e Hyundai 157. Segue Renault con più di 136 mila unità. Sommando quindi Lada e Renault ecco che la Casa francese si accomoda sul gradino più alto. Gli americani erano partiti alla conquista dieci anni fa ma hanno ritracciato. I tedeschi vivono da mediani sul segmento dei grandi volumi con Volkswagen incalzata da Toyota, da leader nell’alto di gamma. Sull’alto di gamma bisogna anche aggiungere che In forte ascesa c’è Land Rover. Gli italiani? Presenti moderatamente nell’iper lusso.

Le strade di Mosca sono ben tenute, quelle fuori…parliamone. Non a caso le SUV e la trazione integrale sono ben gettonate. Anche perché il tempo non è di certo clemente per molti mesi l’anno. Non è un caso che Renault in Russia proponga il modello Captur a quattro ruote motrici.
Se si guardano le auto che circolano a Mosca spopolano Mercedes, BMW e Land Rover. Ma come si è precisato Mosca non è la Russia e fuori dalla capitale è terra di… Lada.

L’auto del marito di Olga era una Lada. Olga, la russa che sognava i collant, la nonna della figlia di Irina.

Negli anni sessanta e settanta per Olga l’occidente era un miraggio come i collant. Poi all’età di quarant’anni, agli inizi degli anni ottanta, riuscì ma per breve tempo a varcare la cortina di ferro. Per uscire dalla Russia Olga non poteva partire con la figlia Irina, perché c’era il rischio che non tornasse più indietro, ammaliata dalle sirene dell’Occidente. La figlia Irina pertanto rimaneva a casa come ostaggio, assieme al suo papà. E Olga non poteva stare più di qualche giorno fuori dalla Russia perché in quegli anni c’erano regole ferree. Olga aveva solo due vestiti quando partiva ma la sua valigia era grande perché quando tornava portava di tutto. Anche perché in dogana se le facevano aprire la valigia qualcosa doveva lasciare a chi la controllava per non vedersi requisire tutti i suoi acquisti. Olga non era la russa che si vede oggi: era sì alta e bionda ma i suoi capelli erano arruffati, le mani poco curate e ai piedi non portava certo tacchi vertiginosi. Suo marito lavorava per il governo, aveva un ruolo e avevano persino la macchina, la Lada appunto. Una quattro porte che ricorda “per lungo tempo si doveva far partire a spinta perché la batteria era andata e per averla in tempi brevi l’unica possibilità era ricorrere al mercato nero, ma mio marito non voleva! E quando la si parcheggiava sotto il palazzo era buona abitudine toglierle le spazzole del tergicristallo perché alto era il rischio di non trovarle il mattino successivo.” Olga abitava in un palazzaccio di dodici piani, grigio fuori e ancora di più dentro. Un salottino, una camera e un bagno. Lo dava lo Stato. Agli inizi era curato e per loro era un sogno. Poi negli anni la scarsa manutenzione e i pochi soldi a disposizione ne avevano intaccato e non di poco il…fascino.

Tra Russia ed Occidente i confini avevano filo spinato, guardie che si guardavano male e di automobili gran poche ne circolavano. Anche in piazza Rossa. C’erano le Moscovich del regime, berline dalle forme tagliate con l’accetta, solo nere. In giro poche Lada che altro non erano che le ex Fiat 124 prodotte a Togliattingrad. Città dell’auto dedicata al politico italiano che favorì l’accordo tra Fiat e il governo russo sbocciato sul finire degli anni sessanta per dare alla Russia una fabbrica di automobili. Da allora di acqua tanta sotto i ponti ne è passata. Oggi Olga è nonna. E’ sempre in un grattacielo ma decisamente più moderno e con un armadio pieno zeppo di vestiti tutti dai colori forti. La figlia Irina si è sposata ma anche separata. Vive a Saint Tropez e si muove con jet privato. Non torna volentieri in Russia, vive nello sfarzo. La nipote di Olga, la figlia di Irina, vola invece con aerei di linea, in economica dove l’abbiamo incontrata. Vive in Austria e torna spesso a Mosca da nonna e papà. Non sogna collant ma lasciare traccia sul pianeta del suo passaggio. Spera di diventare affermata narratrice ma anche l’affascina la fotografia. Con se porta vecchie immagini originali scattate a Vienna durante la ricostruzione dopo la seconda guerra mondiale. La nipote di Olga racconta che le ha trovate in un mercatino delle pulci e l’hanno talmente colpita che si è iscritta a un corso di fotografia. La nipote di Olga per muoversi a Mosca usa la metropolitana, pulita e ordinata come nessun’altra, con le fermate prossime alla piazza Rossa che ricordano quelle francesi. C’è tanta Bell’Epoque anche perché i russi al fascino francese sono da tanto sensibili.

L’ordine e la pulizia che c’è oggi a Mosca colpisce come non lascia indifferenti quando si salgono o scendono le scale mobili della metropolitana perché c’è una fila per gli statici perfetta e una libera per chi si vuole muovere più rapidamente. Chi sta fermo si posiziona a destra, a sinistra la corsia per chi va di fretta. La nipote di Olga è un fiume in piena e racconta che non disdice i tram sia i vecchi, ormai pochi, sia quelli nuovi, entrambi blu. Non ama l’auto perché si sta nel traffico per ore ma andrà al salone di Mosca con suo papà. Sul tema metropolitana la consiglia perché più svelta e costa poco. Quando si chiede come si muove sua mamma storce naso e bocca, perché usa solo Bentley. A Mosca la nipote di Olga si sente sicura ed effettivamente la percezione che si ha girando per la capitale trova conferma. C’è un abisso tra come vive la figlia e la nipote di Olga ma anche come ragionano. Tanto da non sembrare madre e figlia. Guardandosi intorno tante sono le donne che indossano collant, con un caldo pazzesco, e si pensa a Olga, a sua figlia e a sua nipote. A quelle donne tanto diverse.

Il cielo è terso a Mosca in questi giorni che si tiene il salone dell’automobile. C’è un ordine incredibile e una pulizia davvero pazzesca. Il traffico è pesante, ci sono tante ma tante auto. Si incontrano Hyundai e Kia perché dopo Lada i marchi coreani sono quelli che più vendono assieme a Renault. Le Porsche ci sono ma si contano più Range, tante le Velar. Mercedes e BMW ce ne sono parecchie, meno Audi e infatti ad andare a vedere la classifica delle vendite la Casa dei Quattro Anelli sta parecchio staccata dalle altre rivali tedesche. Ogni anno Mercedes piazza più di quarantamila vetture, BMW trentamila, Audi poco più di quindicimila. Attorno a loro tante Lada, se ne vendono più di 300 mila, e soprattutto Renault che vende pure i modelli Dacia e che sta in cima alla classifica delle vendite grazie anche allo stabilimento alle porte di Mosca aperto nel 2006 e che sforna parecchie quattro ruote che da noi si vendono con il marchio Dacia e che si sta specializzando nei SUV. Renault sta investendo tantissimo in Russia e spera che a breve le vendite aumentino e la Russia diventi il suo primo mercato. Nicolas Maure è il regista supremo e ne è convinto soprattutto perché parole sue “in Russia c’è ancora l’amore per l’auto”. Attenzione che ha parlato di Russia e non di Mosca. Fuori da Mosca quindi c’è ancora tanta fame di automobili, molto passione. Le speranze sono alte. Deve solo tirare un po’ di più l’economia o forse sarebbe anche cosa più giusta che la ricchezza venisse meglio distribuita, ma ciò vale per quasi tutto il mondo.
Renault non bisogna dimenticare che ha da poco investito su Lada facendola sua e con essa ha conquistato lo stabilimento di Togliattingrad, un ottimo grimaldello. La nipote di Olga ha portato suo papà a vedere il Mosca MotorShow. L’edizione di quest’anno vede il debutto della Renault Arkana. Una SUV coupé che sembra una copia carbone di una Mercedes GLC. Forse arriverà anche in Italia ma per il momento è dedicata a questo mercato dove il gruppo Renault scommette convinto torni a due milioni nuovamente entro uno-due anni. Sempre che embarghi e liti tra capi politici non ci mettano lo zampino. Renault Arkana colpisce per lo stile di Van Den Hacker, l’uomo che ha cambiato faccia alle Renault ma sotto il bel vestito c’è la solita meccanica (motori, cambi…) che serve prodotti come Kaptur ma anche tante Dacia. A proposito di Kaptur: in Russia si vende con la K al posto della C. Kaptur viene assemblata nello stabilimento di Mosca come avverrà per Arkana. Si è scritto assemblata perché motori e cambi arrivano da Francia e Romania, le lamiere da fornitori esterni: insomma lo stabilimento di Mosca è come si diceva una volta “uno stabilimento cacciavite” ma c’è come detto Toglattingrad.
Al salone di Mosca Lada scopre 4x4 Vision che prefigura l’evoluzione della Niva. Un’auto sicuramente iconica al pari di una Land ma anche esagerando della Porsche 911, perché dal 1976 ha lasciato traccia per i suoi contenuti grazie a ridotte e blocchi del differenziali al pari di una Mercedes Classe G. L’esemplare svelato al Mosca MotorShow è un concept molto ma molto accattivante. Un po’ per i parafanghi ipermaggiorati, un po’ perché ha sempre fari e “ciglia” alte come tradizione impone ma soprattutto per l’equilibrio dei volumi. Parlare di meccanica è ancora presto perché stanno decidendo come farlo ma l’intenzione è sempre quella di tenerlo come specialista nell’off road. A domanda se manterrà le ridotte, se manterrà i differenziali bloccabili, il n.1 di Lada Yves Caracatzanis ha detto: “Manterremo le grandi capacità di off road ma dire con quali strumenti ancora non lo sappiamo.” Speriamo bene non si affidino all’elettronica e ai freni per emulare differenziali meccanici e ingranaggi ridotti, che rimangono la soluzione migliore quando si vuole muoversi in pendenze decise. Al salone di Mosca si è parlato anche con i cinesi ma hanno un ruolo marginale e difficoltà nella distribuzione che non lascia presagire un loro successo in tempi ravvicinati. Gli americani, General Motors e Ford non sono al salone. Assenti anche Skoda e Toyota e tantissimi altri. Si dice che la loro assenza sia dovuta ai costi elevati di questo salone ma anche alla preoccupazione sulla reale situazione economica e sui dazi. A proposito di economia: i Russi iniziano a pagare l’auto con le rate, la quota per questa tipologia d’acquisto è attorno al 30%. Fatto curioso perché quando tutto andava meglio, attorno al 2008, i russi pagavano in contanti. C’è chi si lamenta che di soldi cash ce ne siano meno in giro o meglio nelle mani solo di pochissimi. Al salone di Mosca praticamente assenti i marchi di lusso. Solo una minima presenza nella sezione legata alla mobilità di domani da parte di Porsche e Jaguar con le proposte elettriche ma anche tanta attenzione alla connettività. Se si domanda il motivo di questa assenza c'è chi dice perché i ricchi oggi si contattano direttamente. Il papà della nipote di Olga è deluso da questo salone perché si aspettava di vedere più auto da sogno. Il sorriso l’ha ritrovato nel padiglione dedicato alla super ammiraglia che serve anche Putin, la Aurus, tutta made in Russia e piena di spunti presi da Mercedes Classe S, Audi A8 ma anche Rolls. Parla con la figlia di quanto la Russia sia forte. La figlia alza le spalle e non sembra accogliere con entusiasmo le parole del padre. Padre e figlia si dirigono nella sezione della mobilità elettrica ma la guardano stizziti. In Russia quasi tutti vanno a benzina e solo di recente il governo spinge sul metano, anche per i ricchi giacimenti di cui dispone. Lada ha in canna molti modelli alimentati con questo carburante e vuole cogliere questa presa di posizione del governo sul metano come una opportunità. Se fuori dalla Russia il Gruppo Renault spinge sull’elettrico, qui non se ne fa cenno e si guarda al metano. A conferma che sul tema alimentazioni e ambiente non c’è regola comune nel mondo ma esigenze o meglio interessi che non coincidono. La Cina sposa l’energia elettrica per la mobilità, gli USA la benzina, la Russia il metano…l’Europa ??? Riassumendo il salone di Mosca 2018 non è stata l’edizione migliore e non sarà quella che passerà alla storia ma spunti tanti ne offre, sempre.

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