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24 febbraio 2019

raccolta dati su come guidiamo e chi siamo

L’argomento è delicato: le nuove automobili raccolgono troppi dati. Sanno dove andiamo, come guidiamo…cosa facciamo. 
E con l’introduzione delle funzioni vocali e di interazione (i vari sistemi “Ehi”) sanno anche cosa ci interessa. 
 
Da noi in Italia di tutto ciò assai poco se ne parla. Non in altri Paesi, anche perché queste informazioni sono di grande interesse per importanti soggetti come le assicurazioni ma anche le Case automobilistiche e non solo loro. Si pensi a quanto possano essere utili nel stabilire le colpe in un incidente ma anche conoscere lo stato di tutti i veicoli e lo stile di guida, per chi ci governa.
 
Per questo molti stanno pensando a far convergere tutti questi dati in un fiduciario indipendente. Ciò però sta sollevando un gran polverone per la privacy, perché chi raccoglie questi dati li ha a costo zero, perché avendoli si potranno stabilire esattamente le colpe in caso di incidente…ma soprattutto perché ognuno vuole tutelare i propri interessi. 
 
C’è chi pensa che si possa guadagnare con l’aggiornamento dei software anche per la pulizia dei gas di scarico; c’è chi aspira a una maggiore efficienza sulla manutenzione sapendo sul circolante chi ha bisogno di andare in officina a sostituire pastiglie e olio. Ma c’è chi è terrorizzato che si possa conoscere la velocità che raggiunge il veicolo e lo stile di guida di chi sta dietro il volante. Oppure con i sistemi di aiuto alla guida sempre più invasivi alcuni potrebbero scoprire che un incidente si è avuto per errore dell’elettronica o dei sensori quindi la responsabilità su chi ricadrà? Il produttore del veicolo o il fornitore?
 
Un domani polizia e pubblici ministeri nel contesto di indagini potranno usufruire di molte informazioni.
 
Nella morsa il limone da spremere, o meglio l'automobilista.
 


 

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