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2 dicembre 2019

politiche europee sull'ambiente: c'è da riflettere!

Di questi tempi sono in tanti a professarsi amici dell’ambiente. Ma attenzione: la materia è complessa e richiede approfondimenti che non si acquisiscono in quattro stagioni. Quindi ben venga l’attenzione sull’ambiente ma alla classe dirigente tutta concentrata a cercare facili consensi e poco propensa al bene comune, deve essere chiesto di tenere ciò in debita considerazione, per non procedere in modo approssimativo correndo il rischio, come dicevano i marinai di prendere lucciole per lanterne e quindi "finire a scogli".

In Europa è sempre più sentita l’esigenza di ridurre le emissioni di anidride carbonica, responsabile dei cambiamenti climatici e questa è, indubbiamente, una cosa giusta. Ma al posto di avviare un percorso lineare e razionale, confrontando le tecnologie disponibili, sentendo esperti, studiando ma anche verificando per scegliere quella più efficiente, la classe dirigente europea procede in modo discutibile tra studi poco approfonditi e non a caso non tutti convergenti. Anche per i fortissimi interessi in gioco.
 
Nel settore legato alla mobilità, ad esempio, si è messo sotto accusa il motore a gasolio a favore dell’elettrificazione, non considerando che il motore a gasolio è quello con le emissioni di CO2 più basse e che la tecnologia che l’ha reso tale è figlia dell’intelligenza europea.
Quindi oltre al danno ambientale anche la beffa
 
L’alta pressione e il common rail ad esempio è un’idea italiana come i sistemi energy saving - start&stop che si trovavano già negli anni settanta sulle auto nostrane assieme al  sistema di disattivazione cilindri! Tutte soluzioni tecniche fondamentali e che hanno portato Gruppi importantissimi a venire in Italia e che negli ultimi vent’anni hanno messo l’industria europea in posizione da leader.
 
La settimana scorsa al Parlamento Europeo si è votata un'ulteriore riduzione delle emissioni di CO2 ma c’è chi non è d’accordo, come l’europarlamentare Massimiliano Salini che ha rilasciato la seguente dichiarazione.
 
Ho scelto di votare contro la decisione scellerata, figlia dell’ideologia ambientalista di questi anni del Parlamento Europeo che ha scelto di affossare l’industria europea e italiana votando una risoluzione che costringerà a ridurre in dieci anni di un ulteriore 55% le emissioni delle nostre aziende quando la scorsa legislatura avevamo votato già il “pacchetto energia pulita” che fissava il 40% come obiettivo entro il 2030. L’Europa deve smetterla di sentirsi in colpa e di avere un atteggiamento così debole di fronte a questa narrazione che ci fa sembrare causa dell’inquinamento mondiale quando le nostre imprese sono responsabili di solo il 10% delle emissioni di CO2 in atmosfera e sono fra le più performanti del mondo in termini di sostenibilità ambientale.  Imporre loro limiti astratti e oggettivamente insostenibili, va nella direzione opposta rispetto a quanto sarebbe necessario, facendo correre rischi serissimi alla tenuta del nostro sistema socio economico, con potenziali ricadute negative  per i posti di lavoro. Sono preoccupato per il pronunciamento di oggi perché invece di perseguire una politica industriale che punti alla crescita e al rilancio dell’industria dell’intera UE si sta pericolosamente inseguendo degli slogan ultra- green che non hanno nessun riscontro nella realtà. I paladini dell’ambientalismo abbiano la forza e il coraggio di fare le loro battaglie in quei paesi che davvero inquinano e che non hanno mai adottato politiche ambientali”.
 
Una scelta da condividere pienamente, soprattutto a fronte di quanto inizia a emergere nel settore della mobilità che deve far riflettere.
Perché a queste prese di posizioni del parlamento europeo stanno seguendo fatti gravi.

La scorsa settimana nel settore automotive, come abbiamo già scritto, è giunta la notizia che più di 20 mila persone sono prossime al licenziamento da parte di Audi e Mercedes, a causa della scelta di voler spingere l’auto elettrica. Per quanto riguarda l’Italia, sempre a seguito di questa strada intrapresa a favore dell'auto elettrica, c’è l'ipotesi di almeno un terzo di esuberi per l’impianto Bosch di Bari! Ma il fatto più grave è quello sul fronte ambientale: la scelta scellerata sta portando, come conseguenza un innalzamento della CO2, per il passaggio ai motori a benzina che emettono almeno un 25% di CO2 in più! 
 
Vogliamo ricordare che oggi un’auto diesel percorre tra i 15 e i 20  chilometri con un litro di carburante mentre una a benzina non riesce. E' importante sapere, inoltre, che tra una Diesel e una ibrida benzina nei primi cinque minuti di funzionamento, la diesel è nettamente meno impattante sull’ambiente, per un valore quantificabile attorno al 30%! Tutti questi dati si possono verificare di persona facendo delle prove. Quindi passando dagli studi alla pratica e non è difficile. Non sono dati buttati là a caso. Basta prendere come abbiamo fatto uno stesso modello che abbia alimentazione benzina, diesel e ibrido: quindi metterli a confronto. 
 
C’è anche da non sottovalutare che la scelta di procedere verso l’elettrificazione obbliga a doversi rivolgere fuori Europa per la componentistica con un danno economico evidente. Si deve sapere, inoltre, che per produrre una batteria da 90 kWh si impatta quanto la percorrenza di 90 mila km di un’auto a gasolio! Dati emersi durante anni di interviste e studi a grandi ingegneri e recentissimamente confermati  dal professore Giovanni Lozza del Politecnico di Milano che quantifica una emissione di 120 kg di Co2 per ogni kWh. Inoltre attenzione: è folle pensare che si abbia energia per muovere l’auto elettrica da fonti rinnovabili.
 
E poi se i numeri ancora valgono, fin quando non si prenderà coscienza che una Fiat 500 diesel euro 4 tanto vituperata emette meno CO2 di una ibrida giapponese che molti favoriscono grazie a normative ad hoc, sarà difficile arrivare a una soluzione positiva per l’ambiente.
 
Importante è anche che si prenda coscienza del sistema di omologazione a livello europeo a dir poco "farlocco" sulle ibride plug in che sta sfalsando tutto. Infine che si finisca di far passare le auto elettriche a zero emissioni perché non è vero! Infine si prenda anche coscienza che far cambiare una euro 3 o euro 4 a chi non fa tanti chilometri è una follia in quanto comporta la sostituzione con un veicolo nuovo i cui valori di emissione per la produzione non verranno compensati dall’utilizzo.
 
Inoltre bisogna tener presente che il parco circolante auto in Europa impatta meno dell’1%! Lo sostiene anche Davide Bonalumi, del dipartimento di Energia del Politecnico di Milano. “Il parco circolante auto in Europa contribuisce solo per lo 0,8 % alle emissioni globali di CO2”.

Abbiamo conosciuto Massimiliano Salini recentemente e ci ha colpito perché Salini non è politico legato alle visioni "italianocentriche" o alle facili e superficiali visioni ambientaliste che in Germania stanno sempre più prendendo piede. Salini  sembra sappia valutare coscienziosamente per il bene comune e guardare oltre come è giusto che sia. E’ uomo attento all’ambiente come tutti (perché si spera ci sia certezza che nessuno vada contro di questi tempi), ma con pragmatismo e soprattutto al fine di ottenere davvero del bene per il pianeta. Cercando di far capire che non tutto dipende dalle scelte di pochi.
A proposito di ciò cerchiamo di capirci anche su questo concetto riprendendo un esempio già fatto molte volte: che senso ha se un europeo guida veicoli da 95 g/km di CO2 e un americano e un cinese viaggiano con veicoli da 150 g/CO2? Gran poco, perché loro sono di più. Ma soprattutto non ha senso ridurre di ulteriori 10 grammi le emissioni dell’europeo quando gli altri viaggiano con emissioni tanto maggiori quando basterebbe un 20% in meno per loro per dare un risultato nettamente migliore a tutti, con un risparmio quindi attorno ai 30g/km contro i 10!

Un po’ di anni fa, si aveva fatto questo conto: se in un anno si vendessero nei tre continenti 60 milioni di veicoli e tutti li si mettesse ad andare a gasolio con i sistemi di pulizia ad blue per gli ossidi d’azoto, si avrebbe un riduzione del consumo di petrolio dall’oggi al domani attorno al 30%, quindi una riduzione della CO2 di pari valore! Agli europei nulla sarebbe richiesto, agli altri di godersi motori con più coppia e meno consumi.
Insomma se si puntasse sulla tecnologia dell’alta pressione al posto dell’elettrificazione tutto il pianeta ne trarrebbe grande vantaggio e noi europei ancora di più. Più posti di lavoro altro che licenziamenti!  

Della classe politica europea in questi ultimi anni non si può dire tanto bene e i risultati continuamente diversi nelle elezioni ne sono una dimostrazione con i rapidi innamoramenti e altrettanto veloci disamoramenti. Questo dovrebbe far capire che c’è bisogno di cambiare approccio dando garanzie sul lungo termine senza complessi d’inferiorità e facendosi forte di una Europa più tecnologica che finanziaria. Tutti chiedono certezze e sicurezze mentre, invece, si va in direzione opposta. Pensiamo solo a chi deve acquistare oggi un veicolo: non ha garanzie riguardo alla libertà di circolazione, con continue modifiche alle normative e periodiche introduzioni di blocchi del traffico. Tra l’altro con cambi che impongono nuovi prodotti e quindi più emissioni.
Oggi viviamo in un mondo dove le parole gridate schiacciano i fatti e se non ben pesate portano acqua ad altri. Sentire che nella classe politica c’è chi si discosta, porta a sperare che si rimetta in moto il tergicristallo, così da far vedere bene la strada che si sta percorrendo e i rischi a cui si va incontro. 

 

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