Bosch 2020
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29 aprile 2020

N.1: Bosch da' i numeri sul 2019 e per il 2020...

Si è tenuta oggi la conferenza stampa annuale di Bosch. In un contesto particolare e mai provato prima causa Coronavirus. Tutti collegati via internet, distanti ma attenti, con un collegamento per ben novanta Paesi con parte del board di Bosch. 
Sempre interessante ma in questi momenti ancor di più, per cercare di capire se si sta assistendo ad una timida alba o ad un…romantico “tramonto”.
Come sempre tantissimi i temi toccati: da quello economico con la ripartenza dopo il blocco di oltre 100 sedi causa Coronavirus a quello ambientale che rimane strategico con un cenno deciso all’importanza di avere più tecnologie e non solo quella dell’elettrico, fin quello sanitario.
Ma andiamo con ordine.
 
"Vogliamo assicurare forniture affidabili per soddisfare il ritorno graduale della richiesta dei nostri clienti, con l’obiettivo di contribuire alla ripresa dell’economia mondiale il più rapidamente possibile" - ha dichiarato Volkmar Denner, CEO di Bosch. "Il nostro obiettivo è sincronizzare la ripresa della produzione e mettere in sicurezza la catena di approvvigionamento, in particolare nel settore automotive. Abbiamo già raggiunto questo obiettivo in Cina, dove i nostri circa 40 stabilimenti sono di nuovo produttivi e la filiera è stabile. Stiamo lavorando intensamente per fare lo stesso nelle altre aree geografiche." Per riuscire nella ripresa della produzione, Denner ha spiegato che l’azienda sta predisponendo numerose misure volte a garantire una adeguata protezione dei collaboratori contro il rischio di contagio da coronavirus. "Ovunque possibile vogliamo contribuire con la nostra esperienza agli sforzi per il contenimento della pandemia, per esempio, tramite il test rapido per il Covid-19 e il dispositivo di analisi Vivalytic" – ha continuato Denner. "La domanda è enorme. Stiamo facendo tutto il possibile per aumentarne significativamente la produzione e quintuplicheremo la nostra capacità rispetto ai piani originali entro la fine dell’anno" - ha proseguito. Bosch intende produrre più di un milione di test rapidi nel 2020 e fino a tre milioni il prossimo anno. Oltre ai test di laboratorio esistenti, il dispositivo di analisi Vivalytic sarà utilizzato inizialmente negli ospedali e negli ambulatori medici, principalmente per proteggere il personale sanitario, per cui la disponibilità dei risultati del test in meno di due ore e mezzo è fondamentale. Il test rapido viene già fornito ai clienti europei con una etichetta “research use only” e può essere utilizzato dopo la certificazione. Bosch prevede di ottenere la certificazione CE entro la fine di maggio. Un test ancora più rapido che può rilevare con attendibilità i casi di Covid-19 in meno di 45 minuti è in fase finale di sviluppo. "Tutto il nostro lavoro in questo campo è guidato dal nostro motto Tecnologia per la vita" - ha commentato Denner. Bosch ha già avviato la produzione di mascherine protettive. Tredici stabilimenti in nove Paesi - da Bari in Italia, a Bursa in Turchia, ad Anderson negli Stati Uniti - hanno preso l'iniziativa e stanno realizzando tali mascherine per le esigenze locali ma attenzione Bosch non han specificato di quale tipologia. Sempre sul tema mascherine Bosch sta attualmente allestendo anche due linee di produzione completamente automatiche nella sede di Feuerbach (Stoccarda) e altre linee saranno avviate in quella tedesca di Erbach, in India e in Messico. Bosch sarà quindi in grado di produrre più di 500.000 mascherine al giorno, destinate a proteggere i propri collaboratori negli stabilimenti di tutto il mondo. Le mascherine saranno disponibili anche per terze parti, ma questo passaggio dipenderà dalle approvazioni specifiche dei singoli Paesi. Ancora Bosch sul tema Coronavirus ha comunicato che produce 5.000 litri di disinfettante a settimana in Germania e negli USA per i collaboratori degli stabilimenti europei ed americani. Con la pandemia del coronavirus, Bosch prevede che l'economia globale si troverà ad affrontare enormi sfide durante l’esercizio dell’anno corrente. "Ci stiamo preparando a una recessione globale che avrà un impatto considerevole sulla performance del 2020" - ha dichiarato Stefan Asenkerschbaumer, CFO e vice presidente del Board of Management di Bosch. Sulla base degli effetti noti fino a questo momento, Bosch stima un calo della produzione pari ad almeno il 20% nel 2020. Nel primo trimestre di quest’anno, il fatturato del Gruppo Bosch è diminuito del 7,3% evidenziando già una notevole riduzione rispetto all’anno precedente. Al momento, l’obiettivo di Bosch è la messa in atto di misure ad ampio spettro volte a ridurre i costi e ad assicurare liquidità. Tra queste vi sono la diminuzione dell’orario di lavoro e la diminuzione della produzione già attuate in molte sedi in tutto il mondo, la riduzione della retribuzione per il management e la posticipazione degli investimenti. "Sebbene al momento siano altri i problemi su cui sono puntati i riflettori, non dobbiamo perdere di vista il futuro del nostro pianeta" - ha dichiarato Denner. Circa un anno fa, Bosch ha annunciato che diventerà la prima azienda industriale con attività globali a raggiungere la neutralità climatica in tutte le sue 400 sedi nel mondo entro la fine del 2020. "Raggiungeremo questo obiettivo" - ha affermato Denner. "Alla fine del 2019, abbiamo raggiunto la neutralità climatica in tutte le nostre sedi tedesche: in questo momento siamo al 70% di questo obiettivo in tutto il mondo". Per realizzare la carbon-neutrality, Bosch sta investendo nell’efficienza energetica, aumentando la percentuale nell’approvvigionamento energetico da fonti rinnovabili, utilizzando più energia verde e applicando una strategia di compensazione delle emissioni di carbonio inevitabili. "La quota di compensazione del carbonio sarà significativamente più bassa di quanto pianificato nel 2020, pari a solo il 25% invece di quasi il 50%. In altre parole, stiamo facendo progressi più rapidamente del previsto nel migliorare la qualità delle misure intraprese" - ha sottolineato Denner. Per quanto riguarda l’azione per il clima, Bosch assumerà due nuovi approcci per assicurare che i suoi sforzi abbiano un effetto moltiplicatore sull’economia. Un obiettivo è rendere le attività a monte e a valle nella catena del valore il più ecosostenibili possibile, dalle merci acquistate all’uso dei prodotti venduti. Entro il 2030 le emissioni indirette associate (Scope3) dovranno diminuire del 15%, pari a oltre 50 milioni di tonnellate all’anno. A questo scopo, Bosch è impegnato nella Science Based Target Initiative come primo fornitore automobilistico con un obiettivo misurabile. Inoltre, l’azienda riunirà le conoscenze ed esperienze di quasi 1.000 esperti Bosch in tutto il mondo e di oltre 1.000 dei propri progetti di efficienza energetica nella nuova società di consulenza Bosch Climate Solutions. "Vogliamo condividere la nostra esperienza con altre aziende nel loro cammino verso la neutralità della CO2" - ha affermato Denner. "L’azione per il clima rimane cruciale per la sopravvivenza dell’umanità. Ha costi elevati, ma non fare nulla costerà anche di più" - ha sottolineato Denner. "La politica non deve ostacolare le aziende che utilizzano la loro ingegnosità e tecnologia a vantaggio dell’ambiente, senza danneggiare la prosperità". Secondo Denner, ciò che è fondamentale è un'offensiva tecnologica di vasta portata, che non solo predisponga un percorso elettrico a batteria per la mobilità sostenibile, ma che prenda in considerazione anche motori a combustione efficienti e in particolare i carburanti sintetici rinnovabili e le fuel cell. Il CEO di Bosch ha invitato a un passaggio coraggioso all’idrogeno e alla produzione di carburanti sintetici rinnovabili, una volta superata la crisi del coronavirus. A suo parere, è il solo modo in cui l’Europa potrà raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. "Le odierne applicazioni con idrogeno devono poter passare ai test sul campo ed entrare nell’economia reale" - ha aggiunto Denner. Ha fatto appello al mondo della politica affinché siano supportate le tecnologie necessarie: "Questo ci consentirà di raggiungere obiettivi ancora più ambiziosi per il clima." L’azione per il clima sta accelerando un cambio strutturale in molti settori. "L’idrogeno sta assumendo un’importanza sempre maggiore sia nel settore dell’automotive sia nella tecnologia delle costruzioni. Bosch è ben preparata per questo" - ha spiegato Denner. Insieme al partner Powercell si sta già lavorando per commercializzare le fuel cell da utilizzare nei veicoli. Il lancio sul mercato è previsto per il 2022. È così che Bosch intende posizionarsi con successo in un altro mercato in crescita: già nel 2030, un automezzo pesante di nuova immatricolazione su otto potrebbe essere alimentato a celle a combustibile. Bosch sta lavorando con Ceres Power a un sistema di celle che possano alimentare gli edifici. Bosch prevede che il mercato delle fuel cell power station varrà oltre 20 miliardi di euro entro il 2030. Bosch punta allo sviluppo di sistemi di propulsione con l’approccio della neutralità tecnologica. Secondo una ricerca di mercato condotta da Bosch, nel 2030 due nuovi veicoli immatricolati su tre saranno ancora a diesel o benzina, con o senza opzione ibrida. Per questo Bosch continuerà ad investire sui motori a combustione. Grazie alla nuova tecnologia dei sistemi di scarico, le emissioni di NOx dei motori diesel sono state eliminate quasi completamente, come hanno già dimostrato i test indipendenti. Bosch sta perfezionando sistematicamente anche i motori a benzina: le modifiche ai motori e il trattamento efficace dei gas di scarico, oggi consentono di ridurre le emissioni dei particolati fino a circa il 70% rispetto allo standard Euro 6D TEMP. Inoltre, Bosch si impegna sul versante dei carburanti sintetici nella convinzione che anche i veicoli esistenti dovranno fare la loro parte per ridurre le emissioni di CO2 e questo sarà possibile anche attraverso l’utilizzo di combustibili sintetici rinnovabili. È per questo motivo che, secondo Denner, in un periodo di crisi sarebbe più sensato compensare con questi carburanti sintetici i consumi delle flotte invece di imporre regole sempre più stringenti sui CO2 per il settore automotive e si aggiunge anche pensare di sostituire veicoli che ancora hanno un loro perché. Bosch punta comunque a diventare leader di mercato anche per l’elettromobilità. Per questo l’azienda investirà circa 100 milioni di euro nella produzione di sistemi di propulsione elettrici presso i propri stabilimenti di Eisenach e Hildesheim. Si sta introducendo l’elettrificazione anche nella termotecnica, per esempio nella modernizzazione degli impianti di riscaldamento. "Prevediamo un decennio di elettrificazione nelle sale caldaia" - ha dichiarato Denner. In quest’ottica, Bosch investirà altri 100 milioni di euro nelle pompe calore  e intende espandere la propria attività di sviluppo e raddoppiare la quota di mercato. "In un panorama di ulteriore indebolimento dell’economia globale con il 5,5% di declino della produzione dell’automotive, il Gruppo Bosch ha retto bene nel 2019" - ha dichiarato Asenkerschbaumer. Grazie a una varietà di prodotti di successo, il fatturato è arrivato a 77,7 miliardi di euro, solo lo 0,9% in meno rispetto ai livelli dell’anno precedente, con un calo del 2,1% al netto degli effetti valutari. Il Gruppo Bosch ha generato guadagni dalle operazioni al netto degli interessi e delle tasse (EBIT operativo) di 3,3 miliardi di euro. In altre parole, un margine operativo EBIT del 4,2%. Escludendo gli effetti positivi straordinari derivanti in particolar modo dalla cessione del business dei macchinari per l’imballaggio, il margine è stato del 3,5%. "Oltre a forti investimenti iniziali, i fattori che hanno pesato sui risultati sono in particolare lo stato di debolezza di mercati come la Cina e l’India, l’ulteriore contrazione della domanda di auto diesel e gli elevati costi di ristrutturazione, in particolare per il segmento della mobilità" - ha spiegato Asenkerschbaumer. Con una quota di capitale proprio del 46% e un flusso di cassa del 9% delle vendite nel 2019, la situazione finanziaria di Bosch è buona. Gli investimenti in ricerca e sviluppo sono saliti a 6,1 miliardi di euro, pari al 7,8% del fatturato. Con circa 5 miliardi di euro, la spesa di capitale è stata leggermente superiore rispetto all’anno precedente. Nonostante il declino della produzione nel comparto automotive globale, il settore di business Mobility Solutions ha generato un fatturato di 46,8 miliardi di euro. Gli utili sono stati dell’1,6% in meno rispetto all’anno precedente, pari al 3,1% al netto degli effetti valutari. In altre parole, il settore di Bosch con le vendite più alte ha superato i volumi della produzione globale. Il margine operativo EBIT è rimasto all’1,9% del fatturato. Il settore di business Consumer Goods ha raggiunto i 17,8 miliardi di euro, pari a un calo dello 0,3%, ovvero lo 0,8% al netto degli effetti valutari. Con il 7,3%, il margine operativo EBIT è inferiore rispetto all’anno precedente. Il settore di business Industrial Technology ha risentito degli effetti della crisi del mercato dei macchinari, ma ha comunque segnato un aumento delle vendite dello 0,7% con 7,5 miliardi di euro, pari a un leggero calo dello 0,4% al netto degli effetti valutari. Se si esclude l’effetto eccezionale della vendita della divisione Packaging Technology, il margine operativo EBIT è stato del 7% del fatturato. Il fatturato del settore di business Energy and Building Technology è aumentato dell'1,5%, attestandosi a 5,6 miliardi di euro (0,8% al netto degli effetti valutari) con un margine operativo EBIT del 5,1% del fatturato. Nel 2019 la performance di Bosch è stata diversa in base alle regioni. In Europa, le vendite sono state di 40,8 miliardi di euro, 1,4% in meno rispetto all’anno precedente ovvero l’1,2% al netto degli effetti valutari. Nel Nord America il fatturato è aumentato del 5,9% (solo dello 0,6% al netto degli effetti valutari), per un totale di 13 miliardi di euro. Nel Sud America il fatturato è aumentato dello 0,1%, attestandosi a 1,4 miliardi di euro, ma del 6% al netto degli effetti valutari. L’attività nell’area Asia-Pacifico (Africa inclusa) ha rispecchiato il crollo della produzione dell’automotive in India e in Cina: le vendite sono scese del 3,7% (5,4% al netto degli effetti valutari) a 22,5 miliardi di euro. Al 31 dicembre 2019, il Gruppo Bosch contava 398.150 collaboratori in tutto il mondo tra 440 consociate e filiali in 60 Paesi. Il motivo principale della diminuzione del 2,9% rispetto all’anno precedente è da attribuirsi alla vendita della divisione Packaging Technology. Complessivamente, Bosch impiega ben 72.600 esperti nel settore ricerca e sviluppo, circa 4.000 in più rispetto all’anno precedente. Nel 2019, il numero di sviluppatori software nell’azienda è aumentato di oltre il 10% raggiungendo circa 30.000 unità.
E in Italia il Gruppo Bosch come è messo? Considerando che aveva un fatturato di 2,4 miliardi e da' lavoro a oltre 6.000 persone grazie a ben 19 società che coprono tutti e quattro i settori di business del gruppo: Mobility Solutions, Industrial Technology, Consumer Goods, Energy and Building Technology. Il giorno stesso della scoperta del paziente 1 a Codogno l’unità di crisi si è immediatamente riunita e dal lunedì successivo è stata attivata la modalità di home office. Per Bosch questa modalità di lavoro non è una novità, viene utilizzata già da un paio di anni e fa parte di un progetto globale definito “Inspiring working conditions” che ha l’obiettivo di creare le condizioni migliori per generare un clima di lavoro basato su fiducia, collaborazione, spirito di iniziativa e flessibilità. Tutti i collaboratori – la cui mansione lo consente – hanno avuto la possibilità di continuare a lavorare in home office nel periodo di lock down e tale situazione proseguirà anche nella Fase 2. Bosch ha dato la possibilità ai collaboratori di accedere anche ai corsi on line durante tutto il periodo di chiusura delle sedi. Purtroppo nonostante tutte queste misure ha dovuto fare riscorso alla cassa integrazione e i dirigenti (questo a livello mondo) hanno aderito a 5 giorni di unpaid live. Tale situazione ad oggi è molto fluida e il ricorso alla cassa è differente per i vari stabilimenti. A oggi la situazione sulla ripartenza è la seguente: lo stabilimento di Bari (settore Automotive il più grande in Italia con 1850 addetti pompe ad alta pressione e componenti eBike) ha ripreso da qualche giorno con circa il 10/15% della capacità; lo stabilimento di Crema (settore Automotive pompa a vuoto) ha ripreso con una capacità del 20-25%; lo stabilimento di Brembate (circa 100 addetti – punte per trapani) ha ripreso quasi completamente; lo stabilimento di Villasanta (settore automotive scatole sterzo) ha ripreso al 20%; lo stabilimento Fagagna (settore Power Tools circa 500 addetti) ha ripreso al 50%.


 

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