Renault crisi
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25 maggio 2020

Renault: la grandeur trema

Il ministro delle finanze francese, Bruno Le Maire, è arrivato ad affermare che la storica casa automobilistica Renault “sta lottando per la sopravvivenza”, aggiungendo pure che “potrebbe scomparire”. 
 
Parole pesantissime che hanno portato tanti a chiedersi addirittura non se ma quando suoneranno le campane a morto per la Casa automobilistica della Losanga. Una fabbrica di automobili importante e con una storia particolare, sempre drammatica e per tante, troppe volte andata vicinissima al baratro.

Nata sul finire dell’ottocento, Renault venne statalizzata nel 1945 alla morte in carcere di Louis Renault, accusato di aver collaborato con i nazisti! Questo fatto è importante da ricordare, perché influenzerà la storia di questa Casa automobilistica non poco, che in seguito fece una svolta a sinistra decisa, per poi risterzare bruscamente a destra e così fino ai giorni nostri sempre in uno schizofrenico zig zag costante, che l’ha portata ad essere l’unica azienda automobilistica in Europa con una presenza importante dello Stato ma anche l’unica azienda che chi l’ ha governata per bene ha dovuto seguire un percorso ben preciso per poi poter lavorare sul vero core business, mentre chi l’ha governata male non avendo seguito il “percorso” l’ha sempre portata a finire fuori strada a un passo dalla…morte.  
 
Oggi la situazione di Renault è davvero critica, fortemente compromessa. Se si ridimensionerà in modo pesante saranno dolori per chi la governerà, con il forte rischio di tensioni sociali, che in Francia hanno sempre portato tempesta. Non si dimentichi mai l’attacco terroristico al presidente Georges Besse del 1986, che venne ucciso da un commando di Action direct sotto casa sua.
 
Lanciare lo spauracchio del possibile fallimento può tornare dunque utile per addolcire i clisteri necessari per cercare di rimetterla in piedi. Tutto però dipenderà dalle reazioni dei cittadini francesi che come si è visto in tempi recenti con i gilet gialli non sono ancora oggi teneri nelle contestazioni, soprattutto se si convincono che qualcuno leda i loro diritti, tant’è non pochi hanno paura di tornare agli anni di piombo. Anni in cui Renault aveva 100 mila dipendenti e se la giocava con Citroen per numeri di maestranze mentre Peugeot ne aveva la metà ma essendo ben schierata soffriva meno, tant’è che Besse dovette tagliare 21 mila addetti anche perché nel frattempo Peugeot aveva azzeccato la piccola 205 mentre Renault era ancora con la 5. Poi il successivo presidente di Renault Raymond Lévy sostituì con la Clio riuscendo così a prendere un po’ di ossigeno. Fino a metà degli anni novanta duò questa situazione quando poi scoppiò un’altra crisi e il nuovo successore Louis Schweitzer ebbe il coraggio di lanciare la Scenic, che fu un vero successo anche economico, perché era auto da grandi marginalità, anche se quando venne presentata nessuno capì le sue potenzialità. Scenic permise di far tornare Renault in grande forma. Sempre nell’era Schweitzer arrivarono altre operazioni azzeccate come Dacia e Samsung, lasciandola forte come non mai il 1 aprile del 2005 a Ghosn, tra l’altro primo presidente di Renault non imposto dalla politica! Il grande Schweitzer ebbe solo una colpa: dare in mano troppo potere al design che partorì mostri ma all’epoca le casse erano gonfie e ci si poteva permettere anche questo.
 
Questa settimana che si apre Renault presenterà un piano risparmi da circa 2 miliardi e, dopo si vedrà come lo Stato francese si comporterà a fronte della richiesta di 5 miliardi che comunque devono arrivare proprio per calmierare gli spiriti. Giusto per inquadrare meglio la situazione, Renault dovrebbe fare una operazione da 7 miliardi, solo un po’ più di Fiat che ha chiesto un finanziamento di 6.5 miliardi!

A oggi sembra certo che il piano di tagli di Renault riguarderà lo stabilimento di Choisy-Le-Roi, di Caudan e quasi sicuramente di Dieppe, sede dell’Alpine! Ma preoccupano i corvi su quello storico e più ricco di significati di Flins, alle porte di Parigi, che è sempre stato un simbolo delle lotte operaie e politiche. Non bisogna sottovalutare che a Parigi permangono simboli per i quali è sufficiente una frase, detta non bene, per scatenare la rivoluzione. E quando si toccano queste corde, è come accendere un cerino in una polveriera.
 
Attualmente a Flins viene prodotta la Zoe e la Nissan Micra. Questo è un grosso problema perché uscirà presto di produzione e quindi ci sarà un buco profondo da colmare. Un’idea qualcuno già l’ha ed è quella di puntare sulla mobilità elettrica, così da conquistare i favori dei verdi, degli ambientalisti parigini e quindi accaparrarsi i denari dello Stato, facendo pure passare il messaggio che Renault abbia le potenzialità per diventare la Casa automobilistica europea punto di riferimento per la mobilità elettrica. 
 
Chi sta mettendo a punto questo piano però non deve sottovalutare che l’esperienza e la tecnologia sull’elettrico arriva dall’Oriente e i margini operativi sia economici sia industriali sono molto risicati. Inoltre non si deve assolutamente sottovalutare che Renault fino ad oggi ha preso a mani basse dagli alleati di Nissan quanto più poteva riguardo alla tecnologia elettrica, tant’è che quando i giapponesi se ne sono accorti sono stati dolori, in primis per l’ex Ceo Ghosn che ha sempre fatto il "pavone con le piume degli altri".
 
In più in questo difficilissimo momento si aggiunge il fatto che i giapponesi di Nissan sono in crisi nera e prevedono tagli prossimi ai 50 mila posti di lavoro, quindi per la Casa francese se pensa di trovare una stampella sui cui poggiarsi verso l’oriente rischia che appena mette un po’ di peso, si spezza. E Renault ha un altro ulteriore problema: sul suo modello elettrico impiega batterie coreane ma non ha lavorato abbastanza su accordi e sviluppo per il futuro, perché sicura dell’appoggio giapponese, così ora si trova scoperta anche lì. E in più tutte le forniture dei maggiori produttori di batterie globali sembra siano già state assegnate per i prossimi anni, per cui rischia concretamente che possa saltare in qualsiasi momento, come un tappo di una bottiglia di Champagne agitata fortissimamente e senza più la gabbietta che impedisca il...botto.
 
Non va nemmeno sottovalutato che il capitano di vascello in questa tempesta sarà dal primo luglio un italiano: Luca De Meo, che assumerà la carica di CEO. Uomo con esperienze e curriculum invidiabile ma che si troverà in una situazione esplosiva, per la quale viene automatico consigliare di prepararsi al più presto una barriera protettiva di alta caratura sia sulla tecnica, sia sul prodotto nonché sulle strategie globali perché il compito è davvero difficile.
 
Infine a chi pensa di acquistare oggi una Renault si consiglia vivamente di rifletterci sopra, attendendo almeno fino a settembre che la situazione prenda contorni meglio definiti. E ai concessionari?  Non investite e non indebitatevi per un marchio che è in mezzo al mare, in una tempesta terribile e in più imbarca acqua a più non posso con il rischio che l’equipaggio faccia pure ammutinamento.

 

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