Clima
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24 settembre 2019

emissioni dell'automobile

La campagna martellante sull’inquinamento sta portando molti a liberarsi della propria automobile.
 
Le Case automobilistiche speravano, grazie alle limitazione alla circolazione emanate dalla politica per le vetture più vecchie, che le vendite sarebbero cresciute. Invece così a oggi non è stato.
 
Adesso l’industria dell’automobile inizia ad essere preoccupata perché il mercato ristagna e si impenna la disaffezione verso l'automobile ma soprattutto non sa quale sia la strada migliore da prendere, consci della crescente attenzione all’ambiente.
 
Il Vecchio Continente sta cercando di andare verso l’elettrificazione, gli USA non seguono, l’Asia fa la cerchiobottista, come sempre.
 
Lo scorso anno è uscito un interessante report della BP sugli Stati che più hanno ridotto le emissioni di CO2 in base al consumo energetico. Quelli che più le hanno aumentate sono stati la Cina, l’India, la Turchia e l’Unione Europea! Gli USA hanno risparmiato 40 milioni di tonnellate di CO2, la Cina le ha aumentate di 120! E l’Unione Europea quasi quanto il risparmio ottenuto dagli USA! Oggi il consumo di energia degli USA è di 2.832, dell’Europa di 2.050 ma l’Asia sfiora 6 mila! Tre volte l’Europa.  
 
A riflettere su questi dati l’aumento delle emissioni e il problema dell’ambiente non è dato dai politici o dall’industria che ci hanno rubato il futuro come racconta “Gretina” ma dall’aumento esponenziale di una parte di mondo che fino a pochi anni fa era “dormiente”e quindi non “consumante.”
 
Il punto è che qualcosa bisogna fare ma soprattutto non bisogna sbagliare. 
 
Sulla mobilità mai come ora è importante che tutti prendano coscienza che quattro sono gli attori chiave: il monossido di carbonio, la CO2, il particolato e gli ossidi d’azoto. 
 
I passi in avanti sulle emissioni nocive per l’uomo (particolato e ossidi d’azoto) sono stati importanti in questi ultimi vent’anni e pochi tengono in considerazione che gli ossidi d’azoto emessi dai Diesel sono irritanti ma non letali come invece il monossido di carbonio emesso dai veicoli a benzina.
 
Per quanto riguarda le emissioni di CO2 non si sono registrati grandi progressi sulle automobili per il peso aumentato dovuto alle dimensioni maggiori delle vetture e alle dotazioni di sicurezza superiori. E anche sulla tipologia di alimentazione c’è da considerare che sulle auto a benzina, ibride, elettriche, metano e gpl in vent’anni  gran miglioramenti non se ne sono visti; al contrario invece sulle auto a gasolio che però sono state uccise per la paura prima del particolato e poi degli ossidi d’azoto. Semplificando si può quindi asserire che riducendo dimensioni e dotazioni si migliora sul tema CO2 e ancor di più se si fanno andare a gasolio! Con una corpo vettura più piccolo e leggero si arriva a un risparmio anche superiore al 10%; con un motore efficiente a gasolio si aggiungono tranquillamente altri 20 punti che alla fine portano a un risparmio attorno al 30%. 
 
Se si spinge sull’elettrificazione si delocalizzano le emissioni. Ma secondo i migliori studi un’auto elettrica diventa competitiva solo dopo 100 mila chilometri in un lasso di tempo però ristretto. Perché bisogna poi calcolare lo smaltimento e la sostituzione del pacco batteria che incide molto. Quindi il rischio è che se si sbagliano i conti, e le variabili sono tantissime, si arrivi a un aumento delle emissioni anche del 30-40%!
 
La morale di tutto ciò è che bisognerebbe decidere prima di tutto cosa sia più importante, quindi fare davvero dei calcoli scientifici fissando dei paletti chiari e quindi sposare la soluzione più opportuna. 
 
Ma questo è un sogno nell’incubo che si sta vivendo, dove chi deve cambiare auto non sa cosa fare, chi le produce e le vende non sa cosa progettare per domani e chi legifera non lo fa con la dovuta conoscenza e coscienza. 

 

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